E’ il 1634, è appena finita la peste e a Firenze aprono gli “sportelli del vino”. E’ il 2020, l’Italia affronta una nuova e ancora più insidiosa pandemia e a Firenze riaprono le cosiddette “buchette del vino“.
Ma cosa sono di preciso le buchette del vino?
Guardando con molta attenzione sulla facciata di molti palazzi signorili di Firenze è possibile scorgere delle minuscole aperture. Piccole finestre che con il tempo sono state avvolte dalle ristrutturazioni o addirittura murate.
Ma a Maggio, in pieno lockdown, ecco che alcune di esse riaprono i battenti. Dapprima la gelateria Vivoli a due passi dal Duomo e a seguire, il bistrot Babae in Via Santo Spirito e l’Osteria delle Brache in piazza Peruzzi, ridanno vita a queste storiche finestre. Si adoperano per poter servire caffè, bibite, gelati o moderni aperitivi in piena modalità anti-contagio.
Poste a circa un metro dal suolo, si trovavano di fianco ai palazzi più belli di Firenze, dove le famiglie più ricche, proprietarie di tenute situate poco lontano dalla città, vendevano un bicchiere o addirittura un fiaschetto di vino in cambio di qualche moneta. Ma questa era anche un’attività redditizia in quanto esentasse e vantaggiosa per tutti perché pure i più poveri ricevevano le eccedenze a fine giornata.
Si beveva già da prima mattina e ogni buchetta del vino, detta anche tabernacolo, rispecchiava di pari passo lo stile architettonico del portone principale. Dietro il passaggio c’era una stanzetta con le botti dove il servo della casa era pronto a mescere (se non era del tutto sbronzo).
Dunque è grazie alla pandemia che sono risorte queste pittoresche buchette e chissà se con il tempo questa idea non venga ripresa anche da altri commercianti per dar luce, nuovamente, a questa tipica e così straordinaria usanza di un tempo.
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